Regole: come, quando e perché

L’educazione è una sfida giornaliera da affrontare assieme ai propri figli, è una scelta difficile, ma che dà frutti.

Molto spesso i genitori si chiedono come fare a far rispettare le regole ai bambini. E’ bene sapere, innanzitutto, che già dai 4 mesi il bambino è in grado di capire i limiti imposti dall’adulto. Questo perché capisce dal tono della voce la fermezza del genitore. Fermezza ed autorevolezza (non autorità) costituiscono le basi di una buona educazione. L’essere autorevoli con i propri figli e quindi porre delle regole permette ai bambini di crescere serenamente ed aumenta l’autostima. Le regole, infatti, donano sicurezza, rendono l’ambiente (inteso come ambiente fisico, ma anche contesto sociale) prevedibile quindi sicuro, consentono uno sviluppo armonioso, guidano il comportamento del bambino facendolo diventare un adulto sicuro e sereno. I bambini imparano che esistono dei limiti, dei confini fra ciò che è lecito e ciò che non lo è. Il rispetto delle regole allena la negoziazione, la capacità di attendere ed è alla base della convivenza sociale.

La mancanza di regole, al contrario, crea disorientamento ed insicurezza, porta a comportamenti disfunzionali o problematici ed alla mancanza di autoregolazione.

Cosa si può fare nella pratica? Innanzitutto iniziamo dando poche regole ed aspettiamo che queste siano ben assimilate dal bambino prima di introdurne altre. Queste devono essere costanti quindi valide sempre, condivise da entrambi i genitori e da genitori ed insegnanti per non generare confusione ed ansia. Bisogna incoraggiare il bambino quando rispetta le regole dando un rinforzo positivo al comportamento adeguato.

Come comportarsi quando si infrangono le regole? È giusta la “punizione”? Punizioni sì, ma rare poiché producono frustrazione e a lungo andare possono creare assuefazione, e non devono essere dovute ad una scarica di rabbia da parte del genitore. Devono essere immediate, durare poco e sempre legate al comportamento sbagliato del bambino non al bambino stesso.

In caso di capricci? Partiamo con il dire che i capricci si possono attuare in due ambiti: quello esplicito e quello implicito. Nel primo caso ci troviamo di fronte ad un capriccio evidente, palese, dovuto alla volontà del bambino di non rispettare una regola, un divieto. Nel secondo caso il capriccio può essere dovuto al bisogno del bambino di attirare l’attenzione del genitore, di sapere quanto potere ha su di lui (fino a che punto può spingersi), al bisogno di avere dei limiti o di avere un certo grado di autonomia (il bambino vorrebbe fare da solo, ma il genitore non glielo permette).

Come gestire il capriccio? Mai urlare, ma utilizzare un tono di voce fermo e sicuro, non assecondarlo, ignorarlo, evitare frasi che esprimono giudizi sul bambino (“sei capriccioso”) ed evitare paragoni (“gli altri non fanno così”). Importante è inoltre osservare il comportamento del bambino per capire se effettivamente sta facendo un capriccio ed ascoltarlo, parlare con lui delle emozioni siano esse positive o negative.

 

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