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Piccolo vademecum estivo

Piccolo vademecum estivo 😉:

– più passeggiate e meno passeggino, uguale divertimento per ogni bambino. Perché giocando all’aria aperta si può vivere ogni attimo come una scoperta

-anche stare a casa può essere divertente, perché ogni gioco in fondo stimola la mente: un buon libro ci fa compagnia e libera la nostra fantasia; pasta e sale e costruzioni…macchinine, bambole o semplici canzoni

– e quando gioco da solo o con mamma e papà, pc e tablet spenti sul sofà!

-prima di cambiare il pannolino, mi siedo un po’ sul “waterino”, così se esce la pipì, capisco che devo farla proprio lì

-mi alleno a vestirmi e svestirmi da solo, tolgo le scarpe e a rimetterle ci provo

-sono bravo a lavare musetto e manine e a sciacquare via la schiuma e le bollicine

-a pranzo o a cena mangio quello che c’è: niente menù fatto apposta per me. Uso cucchiaino e forchetta, le mani solo per pizza o scarpetta; e a tavola resto seduto finché il permesso di alzarmi non ho ottenuto;

– se non mi comporto bene mi siedo un po’ e penso che non è bello se io mi diverto e l’altro no. E se piango e mi arrabbio per un capriccio, mi levo da solo da questo impiccio; con coerenza e tanta pazienza, prima o poi si appiana ogni divergenza!

Poche regole bisogna rispettare per grandi eroi poter diventare. Perché è importante essere liberi, ma ancora di più esser consapevoli che esistono dei limiti . La vera libertà è saper ascoltare, voler sperimentare e talvolta anche poter sbagliare; è imparare ad accogliere i sì, ma soprattutto i no e se oggi punto i piedi e faccio i capricci, un domani sicuramente lo capirò! ♥️

Buone vacanze a tutti!!

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ONE,TWO,THREE….IT’S ENGLISH TIME!

Quest’anno i due gruppi di cavallini composti da 16 bambini di età compresa tra 24 e 36 mesi, partecipano al progetto “One, two, three….it’s english time!” finanziato dalla fondazione CRC e in collaborazione con l’Istituto comprensivo di Canale. Si tratta di un progetto che ha lo scopo di avvicinare i bambini di questa età alla lingua inglese in modo ludico e divertente grazie alla presenza di un’insegnante madrelingua. I bambini ascoltando nursery rhymes (filastrocche e canti in lingua inglese), svolgendo attività giocose che implichino azioni motorie, attraverso la lettura di piccole storie e l’utilizzo di pupazzi di animali, familiarizzano con la lingua e imparano a piccoli passi alcuni semplici vocaboli inglesi. Le attività proposte si basano sul principio che i bambini, anche piccolissimi, possono imparare, tramite l’ascolto ripetuto e il rinforzo positivo, a parlare e capire l’inglese prima ancora di saperlo leggere e scrivere esattamente come succede con la lingua madre. Il progetto, iniziato ad ottobre 2019 ha cadenza settimanale.

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Open day

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La continuità nido-infanzia

Da qualche anno i bambini dell’ultimo anno di nido, sono protagonisti del “progetto continuità” con la scuola dell’infanzia inserita nella stessa struttura. Si tratta di un progetto volto a sviluppare e potenziare il raccordo tra micronido e scuola dell’infanzia attraverso l’elaborazione congiunta di percorsi di continuità che facilitino l’inserimento dei bambini all’interno dell’ambito educativo successivo. Il passaggio dal nido all’infanzia rappresenta spesso una fase delicata poiché il bambino deve affrontare un cambiamento importante. Si tratta, infatti, del passaggio da un ambiente più familiare e protetto ad uno più “scolastico” in cui i bambini si devono confrontare con nuovi sistemi relazionali, nuove regole e nuove responsabilità. E’ un percorso di crescita normale che però va vissuto in modo sereno grazie anche ad un’attiva collaborazione tra educatrici e maestre.

Il nostro progetto continuità prevede in primis, la scelta di un libro che tratti un argomento adatto allo scopo (il distacco, la crescita, il viaggio,…) e parallelamente, alcune “visite” alle sezioni della scuola dell’infanzia per iniziare a conoscere il nuovo ambiente, le maestre, i futuri compagni. Dopo aver letto il libro, i bambini del nido svolgono varie attività ad esso collegate quali la realizzazione, ad esempio sotto forma di pupazzo, del personaggio principale della storia e di un libro individuale che ne ripercorre la trama. Entrambi svolgono la funzione di “oggetto transizionale” per accompagnare l’ingresso del bambino alla scuola dell’infanzia.

Quest’anno le educatrici hanno scelto di leggere ai bambini “Zeb e la scorta di baci” di Michel Gay edito da Babalibri. Protagonista della storia è la zebra Zeb che deve partire per il campo estivo e mamma e papà , per confortarlo, gli preparano delle baciocaramelle (semplici foglietti di carta con stampati sopra i loro baci) mettendole dentro una scatola di latta. Durante il viaggio in treno Zeb condivide le sue baciocaramelle con altre zebre che diventeranno sue amiche. I bambini verranno coinvolti nella realizzazione di un libricino “stile Zeb” immaginando un viaggio verso la scuola dell’infanzia. Il tema del viaggio ben si presta per questo tipo di progetto. Si tratta infatti di un percorso, di un cammino che attraversa varie fasi. Zeb deve affrontare il distacco dai genitori, vive attimi di malinconia e tristezza, una lacrima scende sul suo viso, ma attraverso la condivisione di questi momenti con le altre zebre e l’amicizia che si viene a creare tra loro, supera le difficoltà iniziali e riesce a godere appieno della nuova esperienza che sta affrontando. Gli stessi ostacoli dovranno essere superati dai nostri piccoli amici durante l’inserimento alla scuola dell’infanzia. Non mancheranno momenti difficili per loro e per le famiglie, ma siamo convinte che con l’aiuto di questi tipi di progetto, il passaggio risulterà più dolce e sereno.

Ecco alcuni dei libri che abbiamo utilizzato in questi anni:

 

 

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Le regole: consigli pratici

Nell’articolo precedente abbiamo parlato di regole e di quanto siano importanti per uno sviluppo sano del bambino. Vorremmo ora aggiungere alcuni consigli per metterle in pratica in modo efficace:

  • cerchiamo di esprimere i “no” al positivo: evitiamo quindi di dire “non fare questa cosa”, ma “fai quest’altra” . Ad esempio al posto di dire :“Non urlare!” possiamo dire: “Parla a bassa voce”. In questo modo comunicheremo al bambino aspettative positive ad esempio su un certo tipo di atteggiamento ed eviteremo di suggerire azioni “negative”;
  • quando diciamo “no”, facciamolo guardando il bambino negli occhi e stando alla sua altezza;
  • quando diamo una regola questa deve essere sintetica e concreta. Evitiamo di essere troppo generali ed astratti. Ad esempio proviamo a dire: “Metti i pennarelli nella loro scatola” piuttosto di: “ Metti in ordine tutto quello che è fuori posto”;
  • postura, mimica e tono di voce devono essere adeguati e congruenti al contenuto verbale che stiamo rendendo esplicito al bambino. Se i bambini percepiscono ambiguità difficilmente attueranno ciò che gli abbiamo chiesto di fare;
  • esplicitiamo chiaramente le regole in modo tale che il bambino abbia ben presente cosa ci aspettiamo da lui. E ripetiamole varie volte poiché il bambino ha bisogno di molte ripetizioni prima di imparare qualcosa di nuovo;
  • se permettiamo al bambino di trasgredire ad una regola spieghiamo sempre che si tratta di un’eccezione motivandola;
  • cerchiamo di evitare i ricatti;
  • facciamo sì che il bambino impari quali siano le conseguenze dei propri comportamenti facendolo rimediare direttamente agli “errori”. Ad esempio al bambino che ha rovesciato la minestra sul pavimento chiediamo di pulire;
  • in presenza di due o più bambini è normale che ci siano regole diverse in accordo con l’età di ognuno. E’ altrettanto normale che questa cosa li infastidisca. Cerchiamo comunque di spiegare con pazienza che ad età differenti possono corrispondere limiti diversi.

Quanto detto non è sicuramente la formula magica che ci permetterà di far imparare le regole ai bambini senza fatica e con effetto immediato. Difficilmente accetteranno di buon grado i limiti che gli vengono imposti. E’ normale che il bambino non li impari subito e che si possa arrabbiare di fronte ad un no. E’ importante quindi che l’adulto mantenga il limite o il “no” e al contempo sappia accettare e contenere le emozioni manifestate dal bambino.

E ricordiamoci che uno dei compiti dell’adulto è quello di educare i bambini a tollerare le frustrazioni e non quello di evitargliele.

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Regole: come, quando e perché

L’educazione è una sfida giornaliera da affrontare assieme ai propri figli, è una scelta difficile, ma che dà frutti.

Molto spesso i genitori si chiedono come fare a far rispettare le regole ai bambini. E’ bene sapere, innanzitutto, che già dai 4 mesi il bambino è in grado di capire i limiti imposti dall’adulto. Questo perché capisce dal tono della voce la fermezza del genitore. Fermezza ed autorevolezza (non autorità) costituiscono le basi di una buona educazione. L’essere autorevoli con i propri figli e quindi porre delle regole permette ai bambini di crescere serenamente ed aumenta l’autostima. Le regole, infatti, donano sicurezza, rendono l’ambiente (inteso come ambiente fisico, ma anche contesto sociale) prevedibile quindi sicuro, consentono uno sviluppo armonioso, guidano il comportamento del bambino facendolo diventare un adulto sicuro e sereno. I bambini imparano che esistono dei limiti, dei confini fra ciò che è lecito e ciò che non lo è. Il rispetto delle regole allena la negoziazione, la capacità di attendere ed è alla base della convivenza sociale.

La mancanza di regole, al contrario, crea disorientamento ed insicurezza, porta a comportamenti disfunzionali o problematici ed alla mancanza di autoregolazione.

Cosa si può fare nella pratica? Innanzitutto iniziamo dando poche regole ed aspettiamo che queste siano ben assimilate dal bambino prima di introdurne altre. Queste devono essere costanti quindi valide sempre, condivise da entrambi i genitori e da genitori ed insegnanti per non generare confusione ed ansia. Bisogna incoraggiare il bambino quando rispetta le regole dando un rinforzo positivo al comportamento adeguato.

Come comportarsi quando si infrangono le regole? È giusta la “punizione”? Punizioni sì, ma rare poiché producono frustrazione e a lungo andare possono creare assuefazione, e non devono essere dovute ad una scarica di rabbia da parte del genitore. Devono essere immediate, durare poco e sempre legate al comportamento sbagliato del bambino non al bambino stesso.

In caso di capricci? Partiamo con il dire che i capricci si possono attuare in due ambiti: quello esplicito e quello implicito. Nel primo caso ci troviamo di fronte ad un capriccio evidente, palese, dovuto alla volontà del bambino di non rispettare una regola, un divieto. Nel secondo caso il capriccio può essere dovuto al bisogno del bambino di attirare l’attenzione del genitore, di sapere quanto potere ha su di lui (fino a che punto può spingersi), al bisogno di avere dei limiti o di avere un certo grado di autonomia (il bambino vorrebbe fare da solo, ma il genitore non glielo permette).

Come gestire il capriccio? Mai urlare, ma utilizzare un tono di voce fermo e sicuro, non assecondarlo, ignorarlo, evitare frasi che esprimono giudizi sul bambino (“sei capriccioso”) ed evitare paragoni (“gli altri non fanno così”). Importante è inoltre osservare il comportamento del bambino per capire se effettivamente sta facendo un capriccio ed ascoltarlo, parlare con lui delle emozioni siano esse positive o negative.

 

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Incontro formativo 2019

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Open day 2019

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